Partiamo dal numero di incontri tra Mills e Berlusconi e grado di conoscenza tra i due.
Ho innanzitutto trovato, in alcuni punti, i commenti di Tarak Ben Ammar in merito alla tecnica di montaggio usata nel documentario di Annozero (che proponeva la ricostruzione del caso) molto giusti. C'erano spesso punti in cui accanto all'affermazione di Mills "Si, conosco Berlusconi" veniva proposta un'intervista di telelombardia in cui il premier affermava categoricamente di non conoscerlo.
E qui il produttore tunisino, faceva notare come fosse facile montare delle scene per far arrivare uno specifico messaggio, in questo caso la falsità di Berlusconi.
Ora, non voglio entrare nel merito sul fatto che si conoscano o no, ma probabilmente il loro grado di conoscenza può essere dedotto dal numero di incontri tra i due, ed è qua che Gomez cerca di argomentare portando dati falsi. Parla di numerosi incontri tra i due, quando è invece accertato, mediante sentenza, che per errore materiale si era confuso il nome Berlusconi con Bernasconi, vero autore di questi incontri con l'avvocato Mills. Ciò è stato prontamente ribattuto da Ghedini, che ho ovviamente trovato molto preparato a rispondere a tono.
Se non fosse che trovo Ghedini una figura atipica nello studio del fact-checking, per la difficoltà di analisi attraverso questi strumenti. Egli è capace di parlare mediante fatti, ma lascia che questi sottointendano tutt'altra cosa rispetto alla realtà. Ecco il punto che ho notato in particolare.
L'avvocato sostiene varie volte che, su 80 testimoni portati dalla difesa di Berlusconi, ne sia stato ascoltato solamente 1, cosa di per sè vera (anche se sottile, in effetti altri testimoni portati congiuntamente da difesa e accusa, o congiuntamente dalla difesa di Berlusconi e quella di Mills sono stati accolti). C'è da notare però le diverse motivazioni di questo atteggiamento della magistratura; motivazioni che discendono alternativamente da Ghedini e dai magistrati stessi.
Il primo sostiene che tale volontà va intesa in senso anti-garantista, a danno di Berlusconi. I magistrati, chiaramente politicizzati, volevano condannarlo a priori, pertanto gli negano il diritto al contraddittorio. E' qui che trovo Ghedini non aderente alla realtà, essendo tale conseguenza, da lui prospettata solo sulla base di supposizioni.
Al contrario trovo maggiormente credibile la motivazione addotta dai magistrati.
In breve sostengono che la maggior parte delle liste testimoniali delle difese sono state escluse perchè sovrabbondanti,
1 comprendendo persone neppure compiutamente identificate
2 comprendendo residenti in Stati che non hanno concluso con l’Italia convenzioni in materia giudiziaria (per cui sarebbe stato difficoltoso ottenere le rogatorie, un esempio su tutti, la testimonianza di Heimo Quaderer, giunta dopo 1 anno dalla effettuazione a Vaduz)
(ndV: qui Gomez sosteneva, sbagliando, che Tarak Ben Ammar non si sarebbe potuto avvalere del diritto di testimoniare in Francia, mentre può, con una specifica procedura, in base alla disciplina della giurisdizione internazionale)
3 comprendendo deposizioni irrilevanti, che si sarebbero necessariamente limitate alla descrizione del contenuto di documenti già in atti, compiutamente analizzati in tutte le ponderose consulenze tecniche delle parti.
Inoltre ciò era aggravato dalla trattazione necessariamente prioritaria del caso Mills, in relazione alla ravvicinata prescrizione, quindi tutto porta a pensare ad una volontà dilatoria della difesa di Berlusconi, sperando in una prescrizione (volontà dilatoria che si sta dimostrando anche ora, visti gli "importantissimi" impegni istituzionali cui sta partecipando il premier per sottrarsi al giudizio).
Non vedo dunque la politicizzazione della magistratura in tale scelta, quanto quella di portare al termine un processo, giungendo ad una decisione prima che lo stesso si prescrivesse.
E trovo ancora più facile portare sfiducia nella magistratura promulgando una legge che accorci ulteriormente il processo, per poi portare quantità sovrabbondanti di testimoni, e accusare la magistratura corrotta di non accettarli.
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