23/05/12

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Procedural History
A group of english girls (age 15 to 17) set off for an expedition in belize, along with a teacher, Miss Pina, and two former soldiers, Forbes and Cole, members of ALS a specialist company who assisted in the organization. During they stay in a farm where the girls where working, two of them were raped by a local man, Aaron, joint owner of the aforementioned farm.
Issue
The legal issue is whether the School and ALS have a vicarious liability for Aaron behaviour? In which case, is the School liable for breach in their duty of care in the organization of this expedition?
Facts
  1. Though Aaron never was an employee of either defendant is argued that he was recruited as part of the leadership team and entrusted with the supervision of the girls.
  2. A veto of Forbes and Cole regarding a working in the jungle proposed by Aaron, considered too dangerous, is a good indicator of were true control lay.
  3. The School followed a good practice guide by the Department of Education regarding staffing ratios for visit abroad (HASPEV), and both Miss Pina and ALS member where highly experienced.
Rule of Law
  1. Although vicarious liability can apply to relationships other than that of employment, it is a principle which is not infinitely extendable.
  1. According to Lord Reid, an affirmative duty to prevent deliberate wrongdoing by a third party arise where the action is not merely foreseeable but that it had to be the very thing likely to happen
Reasoning
  1. Considering the relationship between the defendant and Aaron, it would be fair to consider the former vicariously liable for Aaron’s action.
  1. The strict following of HASPEV good practice by the School proves it didn’t breach its duty of care.
  1. Other than instituting some sort of watch-keeping by the three supervisors, there would have been no way of defeating Aaron assault. It would not be reasonable to define the scope of their duty as to require them to have taken those precaution.
Holding
The Court hold that the defendants did not breach their respective duties of care to the claimants.

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04/12/09

Fact check ed Annozero



All'indomani della puntata di Annozero sul processo Mills, a cui ho partecipato come spettatore, vorrei analizzare il modo di argomentare di Travaglio e Gomez da una parte, e di Ghedini dall'altra. Vorrei farlo soprattutto sotto il profilo della disinformazione di cui spesso si avvalgono per avvalorare le loro tesi.








Partiamo dal numero di incontri tra Mills e Berlusconi e grado di conoscenza tra i due. 


Ho innanzitutto trovato, in alcuni punti, i commenti di Tarak Ben Ammar in merito alla tecnica di montaggio usata nel documentario di Annozero (che proponeva la ricostruzione del caso) molto giusti. C'erano spesso punti in cui accanto all'affermazione di Mills "Si, conosco Berlusconi" veniva proposta un'intervista di telelombardia in cui il premier affermava categoricamente di non conoscerlo. 
E qui il produttore tunisino, faceva notare come fosse facile montare delle scene per far arrivare uno specifico messaggio, in questo caso la falsità di Berlusconi


Ora, non voglio entrare nel merito sul fatto che si conoscano o no, ma probabilmente il loro grado di conoscenza può essere dedotto dal numero di incontri tra i due, ed è qua che Gomez cerca di argomentare portando dati falsi. Parla di numerosi incontri tra i due, quando è invece accertato, mediante sentenza, che per errore materiale si era confuso il nome Berlusconi con Bernasconi, vero autore di questi incontri con l'avvocato Mills. Ciò è stato prontamente ribattuto da Ghedini, che ho ovviamente trovato molto preparato a rispondere a tono. 


Se non fosse che trovo Ghedini una figura atipica nello studio del fact-checking, per la difficoltà di analisi attraverso questi strumenti. Egli è capace di parlare mediante fatti, ma lascia che questi sottointendano tutt'altra cosa rispetto alla realtà. Ecco il punto che ho notato in particolare.
L'avvocato sostiene varie volte che, su 80 testimoni portati dalla difesa di Berlusconi, ne sia stato ascoltato solamente 1, cosa di per sè vera (anche se sottile, in effetti altri testimoni portati congiuntamente da difesa e accusa, o congiuntamente dalla difesa di Berlusconi e quella di Mills sono stati accolti). C'è da notare però le diverse motivazioni di questo atteggiamento della magistratura; motivazioni che discendono alternativamente da Ghedini e dai magistrati stessi.


Il primo sostiene che tale volontà va intesa in senso anti-garantista, a danno di Berlusconi. I magistrati, chiaramente politicizzati, volevano condannarlo a priori, pertanto gli negano il diritto al contraddittorio. E' qui che trovo Ghedini non aderente alla realtà, essendo tale conseguenza, da lui prospettata solo sulla base di supposizioni.


Al contrario trovo maggiormente credibile la motivazione addotta dai magistrati.
In breve sostengono che la maggior parte delle liste testimoniali delle difese sono state escluse perchè sovrabbondanti,     


1 comprendendo persone neppure compiutamente identificate 


2 comprendendo residenti in Stati che non hanno concluso con l’Italia convenzioni in materia giudiziaria (per cui sarebbe stato difficoltoso ottenere le rogatorie, un esempio su tutti, la testimonianza di Heimo Quaderer, giunta dopo 1 anno dalla effettuazione a Vaduz)
(ndV: qui Gomez sosteneva, sbagliando, che Tarak Ben Ammar non si sarebbe potuto avvalere del diritto di testimoniare in Francia, mentre può, con una specifica procedura, in base alla disciplina della giurisdizione internazionale)

3 comprendendo deposizioni irrilevanti, che si sarebbero necessariamente limitate alla descrizione del contenuto di documenti già in atti, compiutamente analizzati in tutte le ponderose consulenze tecniche delle parti.

Inoltre ciò era aggravato dalla trattazione necessariamente prioritaria del caso Mills, in relazione alla ravvicinata prescrizione, quindi tutto porta a pensare ad una volontà dilatoria della difesa di Berlusconi, sperando in una prescrizione (volontà dilatoria che si sta dimostrando anche ora, visti gli "importantissimi" impegni istituzionali cui sta partecipando il premier per sottrarsi al giudizio).

Non vedo dunque la politicizzazione della magistratura in tale scelta, quanto quella di portare al termine un processo, giungendo ad una decisione prima che lo stesso si prescrivesse. 

E trovo ancora più facile portare sfiducia nella magistratura promulgando una legge che accorci ulteriormente il processo, per poi portare quantità sovrabbondanti di testimoni, e accusare la magistratura corrotta di non accettarli.



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02/12/09

Psicopatologia di un sondaggio quotidiano

In una politica sondaggio-dipendente, è possibile avvalersi giornalmente di questi strumenti per argomentare a piacere tesi opposte? Considerato quando la loro creazione e la loro analisi sia un'attività piuttosto discrezionale.


Ho notato infatti come ognuno tenda a far prevalere la propria tesi, nel riportare i "rivoluzionari" dati sondaggistici.
Entriamo nel punto della questione, ossia il sondaggio Digis che mi ha dato spunto per il tema. Consiste di domande a parti dell'elettorato di destra e di sinistra (un totale di 2200 individui), per tastare la loro sensibilità verso temi tradizionalmente cari ad uno schieramento politico in particolare.
Vediamo alcune delle domande.


Domande poste all'elettorato di destra
“È giusta la difesa rigorosa delle libertà civili (parola, stampa, associazione ecc.)?”
“Lei appoggia la libertà di scelta della donna in tema di aborto?”
Vince in entrambi i casi il si, (89,1%, 69,2%).


Domande poste all'elettorato di sinistra
“La criminalità e l’immigrazione clandestina vanno combattute con leggi più severe?”
“Lei è favorevole a dimezzare gli addetti, i tempi e i costi della burocrazia?”
Vince in entrambi i casi il si, (67,3%, 86,1%)


Ho sentito definire questi dati "sensazionali", nel dimostrare come l'elettorato si discosti dalla concezione tipica che si ha delle idee di destra e sinistra. Ma come è possibile definire sensazionale dei dati resi falsificabili; quando la risposta è implicitamente contenuta nella domanda?


Basta leggere con attenzione le richieste dei pollster riportate sopra.
Non è necessario essere di destra o sinistra per appoggiare la "libertà di scelta" della donna in tema di aborto, ben diverso sarebbe stato chiedere se si è favorevoli o contrari all'aborto in sè.
Non è necessario essere di destra o sinistra per essere favorevoli a "combattere la criminalità e l'immigrazione clandestina", ben diverso sarebbe stato chiedere se si è favorevoli o contrari all'integrazione razziale.
Allo stesso modo, chi non vorrebbe "dimezzare addetti, tempi e costi della burocrazia?".


Mi vorrei collegare alle teorie di Sartori al riguardo. 


Il pensiero debole
E' innanzitutto da considerare il "pensiero debole" che permea il sondaggio stesso in quanto tale. Molte delle opinioni del campione statistico nascono sicuramente sul momento. Su una decina di domande spesso l'interlocutore ha un'opinione forte solo su 2-3 di queste, mentre sulle altre è più facile risponda sull'istinto del momento; in tal modo creando un'opinione labile, mutevole ad un primo approfondimento da parte dell'intervistato. 
E ciò avviene nella migliore delle ipotesi. Spesso l'interlocutore non sa neanche di cosa si stia parlando, ma la sua non-conoscenza dell'argomento non inficia minimamente la sua capacità di rispondere un semplice "si" o "no".
Riporto una considerazione di Montanelli mentre i lavori dell'assemblea costituente italiana erano ancora in corso, dovendo decidere se il miglior sistema parlamentare fosse quello bicamerale o no. A seguito di un sondaggio tra gli italiani egli scrisse "secondo me la maggior parte degli intervistati crede che la bicamerale sia una camera matrimoniale".
L'importanza della domanda
Quanto può essere rilevante la scelta delle parole nella domanda? 
Nelle elezioni americane del 1988, tra Bush e Dukakis (il candidato democratico alla presidenza), quando veniva posto per primo nella domanda "Dukakis", Bush risultava sotto di 12 punti percentuali; uno scarto che si riduceva a 4 punti quando il nome di Bush era messo in testa.
Se una sola trasposizione di parole può dare risultati talmente differenti, quanto può modificare la risposta del pubblico una domanda posta interamente sotto una luce differente, come nel sondaggio Digis?


Con ciò non voglio delegittimare il lavoro che sta dietro ai sondaggi, ma sentire quotidianamente Berlusconi proclamare la fiducia che gode presso l'elettorato (peccato non menzioni la loro netta contrarietà all'immunità parlamentare), e ogni partito sbandierare quei punti percentuali raccolti periodicamente a favore di una o di un'altra fazione, fa pensare ad una lettura piuttosto acritica di questi.


Bisognerebbe più spesso analizzare ciò che nasconde una, apparentemente innocente, domanda.
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Nouveau Ancien Régime










Fini: "Ma io gliel'ho detto... confonde la leadership con la monarchia assoluta"


Riunione dei vertici del PdL: "Spieghi se è in linea con il partito"
Capezzone: "Non commentiamo i fuorionda. Tocca ora al presidente della Camera spiegare il senso delle sue parole rese note da Repubblica Tv e se con quelle ragioni è ancora d’accordo"

Romani: "Fini non sa cosa sia la riconoscenza. E quando si parla bisognerebbe strare un poco più attenti."

Fini: "Poi in privato gli ho detto... ricordati che gli hanno tagliato la testa a... (Luigi XVI, ndV) quindi statte quieto"


Deduco dalle reazioni alle parole di Fini, che Berlusconi non è l'unico a considerare il PdL un Nouveau Ancien Régime

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30/11/09

Affollamento carceri.. sciò?






Proseguendo sul tema "affollamento carceri", volevo analizzare la posizione del ministro Alfano al riguardo:
La mia idea e' quella di ottenere il trasferimento dei detenuti nei loro di Paesi d'origine e l'elaborazione di un piano europeo per le carceri, anche tramite l'uso di fondi dell'Unione
Vediamo uno alla volta le due soluzioni prospettate.




Trasferimento dei detenuti nei loro paesi di origine


Io ritengo tale soluzione al limite dell'incostituzionalità, per almeno 2 motivi. 


Innanzitutto perché l'Italia, quale paese civile e firmatario della dichiarazione dei diritti dell'uomo, ha il dovere giuridico (e direi anche morale, se non vogliamo soffermarci sul formalismo) di non espellere uno straniero, nella consapevolezza che, giunto nel proprio Paese di origine, subirà trattamenti disumani e degradanti per la propria dignità. 
Facciamo un esempio pratico: l'autore recidivo di un furto, egiziano, viene espulso verso l'Egitto. Quale sarà la diretta conseguenza a questo punto? Secondo il diritto italiano dovrà scontare un certo periodo di carcere, secondo quello islamico (hudud, limiti per il quale il Corano prevede una certa pena) il furto sarà punito col taglio di un piede (la mano sinistra sarà stata tagliata già la prima volta, essendo il ladro recidivo, a meno di specifiche deroghe). Il ladro dovrà quindi scontare la pena italiana o quella islamica? Se sconta quella italiana, è giusto che vi siano due pesi e due misure tra i ladri dello stesso Paese? Se sconta quella islamica, può il nostro diritto permettere una pena contraria ai diritti dell'uomo?


In secondo luogo per questioni di certezza del diritto. Ritengo altamente improbabile che una pena venga scontata in certi paesi con le stesse garanzie della nostra cultura giuridica. 
Facciamo un esempio pratico: l'autore di uno stupro, egiziano, viene rispedito in Egitto. Secondo il diritto islamico l'onere della prova è affidato alla vittima, che necessita quattro testimoni uomini. Perché dunque l'Egitto dovrebbe recepire una sentenza italiana in cui non siano stati adottati i provvedimenti previsti a garanzia dello stupratore? Da qui a pensare che il crimine resterà impunito non passa molto..


Elaborazione di un piano europeo per le carceri, anche tramite l'uso di fondi dell'unione


In merito alla questione il Parlamento europeo ha sempre considerato il sovraffollamento delle carceri un problema di diritto interno, scelta che trovo condivisibile. Senonché l'eccezionalità della situazione pone le basi per provvedimenti speciali, in deroga alla competenza ripartita tra UE e Stati parti, tanto da rendersene conto anche al Parlamento europeo.
Giovedì 26, nel quadro dell'approvazione del "Programma di Stoccolma 2010-2014 per un'area europea di liberta', di sicurezza e giustizia", il Parlamento europeo ha infatti approvato una risoluzione che getta le basi per il finanziamento di nuove carceri, da parte dell'Unione Europea, in quei Paesi nei quali il sovraffollamento e' determinato anche dalla massiccia presenza di detenuti stranieri.


Trovo questa una soluzione ben più sensata, sia all'espulsione, che a indulto o amnistia (vedi post precedente)


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Brevi pensieri

L'indulto è come quando hai una libreria piena, e comprando nuovi libri, non avendo dove disporli, butti via un po di quelli che avevi. 
Solo che i libri buttati via non commettono mai reati.

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29/11/09

No-B day a responsabilità limitata?

Leggo oggi su Facebook, nella pagina del No-B Day:
Amici, se tendiamo a precisare che la manifestazione si tiene solo a Roma e che quelle locali non sono riconducibili a noi non lo facciamo perché siamo cattivi ma perché è giusto, per il bene dell'iniziativa, circoscivere l'ambito delle responsabilità. Le altre iniziative locali, tutte legittime, sono assolutamente autonome dalla nostra. Noi siamo in grado di garantire soltanto per la manifestazione di Roma
Capisco la volontà degli organizzatori di declinare ogni responsabilità, trovandolo condivisibile dal punto di vista giuridico, ma credo serva un segnale politico più deciso. 
Cercherò di spiegarmi meglio, aiutandomi con la Costituzione, prendiamo ad esame gli Artt. 17, 21 comma 1 Cost.


Art. 17.
I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.



Art. 21.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, 
lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.


Discende dal combinato disposto che una manifestazione pacifica, in cui si manifesta legittimamente il proprio pensiero, è da considerarsi un diritto inviolabile per il cittadino. Il No-b day non fa eccezione, essendo vietata dai loro organizzatori (e dal buon senso della società civile) ogni forma di violenza.
Detto ciò è normale che gli organizzatori non vogliano prendersi responsabilità verso le altre manifestazioni delle varie piazze d'Italia, essendo possibili violazioni di procedura (es. non è stato dato preavviso alle autorità, che comunque ricordo non devono procedere ad un controllo nel merito), o violazioni durante la manifestazione stessa (es. uso della violenza).
Tuttavia, un segnale di organizzazione a livello nazionale dell'evento, con la partecipazione di più piazze a sostegno di un'iniziativa unica, non avrebbe fatto altro che consolidare l'impegno assunto e renderlo ancora più significativo. Non dico che gli organizzatori sbaglino nel loro comportamento, anzi, è l'unico da tenere in questo caso. Ma una vigilanza più centralizzata permetterebbe lo svolgersi di un evento più unitario.
Finito il discorso preciso che non voglio assolutamente distogliere l'attenzione dalla cosa più importante, ossia la manifestazione e i suoi idealiIo ci sarò, da singolo cittadino aperto al dialogo (magari anche con i presumo pochissimi che si presenteranno nella stessa piazza per il "Si-B day").

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